Rino Tip Open

Rinoplastica della Punta del Naso con Tecnica Open

La rinoplastica di punta, chiamata anche Rino Tip, con tecnica Open ha come obiettivo la riduzione dello spazio inter-domale.

La punta è generata, essenzialmente, da due cartilagini alari che, come delle stecche di plastica, mantengono aperte le narici. In alcuni soggetti i domi, cioè la porzione anteriore che crea la punta, sono un po’ allargati. Associati poi allo spessore della cute di copertura ed al tessuto sottocutaneo, generano la larghezza della punta.

La tecnica chirurgica per l’intervento di Rino Tip Open prevede un’anestesia locale, quindi non serve fare la sedazione. Comunque, si può intervenire con una sedazione aggiuntiva su richiesta, con una puntura alle gengive come dal dentista.

RINO TIP OPEN - Rinoplastica della Punta del Naso con Tecnica Open

Si inizia effettuando un piccolo taglio alla columella, nella parte inferiore che risulta essere praticamente invisibile in posa frontale. Si alza la pelle, solo della punta, e si procede a scheletrizzare le due cartilagini.

Normalmente, in una rinoplastica di punta in cui la larghezza è accentuata, si procede ad una riduzione scolpendo le cartilagini alari. In questo caso, invece, non scolpiremo le cartilagini alari perché il problema è solamente restringere i duomi, dunque metteremo dei punti ad avvicinare. Il risultato che otterremo sarà la diminuzione dell’altezza abbastanza cospicua.

Il grosso limite di tutte le riduzioni della larghezza della punta del naso è lo spessore cutaneo. Quelle pazienti, o pazienti maschi, che hanno uno spessore della cute di copertura estremamente accentuato otterranno, indipendentemente da quanto andiamo a stringere le cartilagini alari, un risultato mediocre. Quelle persone, invece, che hanno una struttura cutanea estremamente sottile riusciranno ad avere ottimi risultati.

RINO TIP OPEN - Rinoplastica della Punta del Naso con Tecnica Open
RINO TIP OPEN - Rinoplastica della Punta del Naso con Tecnica Open

Il grosso limite di tutte le riduzioni della larghezza della punta del naso è lo spessore cutaneo. Quelle pazienti, o pazienti maschi, che hanno uno spessore della cute di copertura estremamente accentuato otterranno, indipendentemente da quanto andiamo a stringere le cartilagini alari, un risultato mediocre. Quelle persone, invece, che hanno una struttura cutanea estremamente sottile riusciranno ad avere ottimi risultati.

I rischi di questo tipo di intervento, fondamentalmente, sono tre. Quello di scolpire in maniera accentuata la cartilagine ed avere un collasso delle cartilagini alari tale per cui abbiamo una diminuzione dei flussi aerei. Questo non deve mai avvenire, infatti bisogna sempre garantire un minimo di 7-8 mm di cartilagine. Non bisogna mai andare incontro a richieste estreme da parte dei pazienti e bisogna sempre fare quello che porta ad un rispetto dell’anatomia e della funzionalità per cui il la cartilagine alare è stata creata.

Un altro piccolo rischio potrebbe essere un sanguinamento che può durare per 24-48 ore perché i punti che andiamo a mettere per la ricostruzione vengono lasciati abbastanza distanziati e sono atti a chiudere le strutture ma anche a permettere di far uscire del siero o del sangue in modo che non si accumuli.

In tutte le rinoplastiche, anche quelle complete non sono quella di punta, il chirurgo deve sempre avvisare il/la paziente che la punta del naso è una delle poche parti del nostro corpo che guarisce in 12 mesi, a differenza della classica rinoplastica completa dove il dorso già dopo 1-2 mesi non ha nessun tipo di problema se non una produzione di callo osseo nel 4-5 percento dei soggetti.

Deve essere ben chiaro che la paziente, nei mesi successivi, avrà dei giorni con una punta stretta e dei giorni in cui la punta si allarga. L’importante è avere tanta pazienza perché un anno è lungo, altrimenti si vanno a creare dei risultati mentali insoddisfacenti nell’aspettarsi dei risultati in soli 1-2 mesi.

Un rischio ulteriore è quello di promettere una riduzione della distanza inter-domale cioè, tradotto in maniera molto semplice, una riduzione della larghezza della punta a prescindere dal soggetto. Infatti, se il soggetto ha una cute sebacea (spessa) il risultato sarà praticamente quasi invisibile, anche se le cartilagini sono state chiuse. Non si devono creare false aspettative nel paziente. Possiamo pensare alla cute spessa come ad un piumino ed alla cute fine come ad un lenzuolo. Il piumino non potrà mai far vedere il profilo corporeo come se fosse coperto da un lenzuolo.

Al di fuori questi di queste tre cose importanti, i rischi tecnicamente non ci sono.

La tecnica Open, peraltro, permette di intervenire in senso micrometrico. Anche in caso di futuro ritocco basterà aggiustare l’impalcatura che viene creata con i punti da sutura interni.

Galleria Fotografica dell’intervento di Rino Tip Open